Ecco, forse è proprio questa la
prima cosa che mi è venuta in mente, in un tempo in cui la meditazione sembra
la panacea di tutti i mali, e in cui il rischio è di perderne il significato
profondo e delle radici.
Qualche tempo fa una cara paziente
all’inizio del percorso terapeutico e anche di meditazione, mi raccontava che
la pratica che abbiamo fatto insieme, e che lei era invitata a fare anche a
casa, le era stata molto utile con il mal di testa e nei suoi momenti di forte
ansia. Quindi come farmaco-non-farmaco nei momenti di emergenza.
Beh, siamo all’inizio e, per quanto
io chiarisca da subito che la meditazione non è questo, spesso è così che viene
vista.
Ritengo sia molto banalizzante
ricorrere alla meditazione come strategia per lenire la sofferenza momentanea.
Direi anzi che la meditazione è la via regia per incontrare questa sofferenza
in modo sempre più approfondito, per arrivare alla visione chiara che ci
permetterà piano piano di guardarla da fuori, di non esserne travolti.
Attraverso la pratica meditativa
Buddha acquisì sempre maggiore consapevolezza, che lo portò alla visione della
Quattro Nobili Verità, dell’Ottuplice Sentiero, e poi alla Grande
Illuminazione.
La meditazione quindi è la via
della consapevolezza.
Già all’inizio del mio lavoro come
psicoterapeuta avevo chiaro che il mio compito era quello di accompagnare i
miei pazienti verso una maggiore consapevolezza dei loro automatismi, con i
modi che conoscevo.
Non ho mai avuto “soluzioni” da dare, o “consigli” su cosa
fare. Non avevo ancora incontrato il buddhismo, ma la psicoterapia per me era
questo: la via della consapevolezza!
Nell’incontro con la meditazione e
con gli insegnamenti di Buddha, mi sono sentita a casa.
E nel lavoro che faccio adesso, la
meditazione diventa sostegno alla psicoterapia e la psicoterapia è di sostegno
alla meditazione. Entrambe vie di consapevolezza, che si completano e che non
fanno a meno l’una dell’altra.
Certo, la meditazione vista così
non è appetibile.E neanche la psicoterapia, per come le presento io.
“E’ un lavoro, un impegno. Guardare
ai propri automatismi non è piacevole, né sarà facile controllarli e
liberartene così, di punto in bianco. Ci vorrà pazienza, amorevolezza e tanta
attenzione”.
Questa presentazione del lavoro che
avremmo fatto ha accolto sempre i miei nuovi pazienti, anche quando ne avevo
solo tre! Così come faccio adesso, quando presento anche la meditazione, insieme
alla psicoterapia.
Rimarranno forse i coraggiosi, anche
se la richiesta d’aiuto rimarrà per un po’ oscurata dalla nebbia della
disperazione.
Io so che è nebbia però…
Direi che la prima Consapevolezza sia che non è possibile praticare la Meditazione..... essendo quello uno Stato dell'Essere ciò che possiamo fare è aprirci per consentire allo Stato di Spontaneamente giungere..... " Se la Via non è chiara la Pace della Mente è lontana".... Grazie per la condivisione delle tue riflessioni....
RispondiEliminaGrazie a te per il commento! Mi piace tanto il confronto.. E mi piace l'immagine che ne emerge.. Grazie
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