mercoledì 26 ottobre 2016

A prescindere dal Credo...Compassione

Baha’i (religione iraniana)– Non caricare su alcuna anima un peso che non vorresti sia caricato su di te, e non desiderare per nessun altro qualcosa che non desideri per te stesso. (Baha’u’llàa)
Buddhismo – Non trattare nessuno in modi che tu troveresti sgradevoli. (Udana-Varga 5.18)
Fede Cristiana – Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te: questa è la legge dei profeti. (Gesù, Matteo 7:12)
Confucianesimo – Una parola che riassume le basi di tutte le buone condotte… gentilezza amorevole. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. (Confucio, Analects 15.23)
Induismo - Questo è l’apice dei doveri: non fare agli altri ciò che causerebbe dolore se fosse fatto a te. (Mahabharata 5:1517)
Religione Islamica - Nessuno di voi sarà mai un vero credente, fino a quando non augurerete agli altri quello che augurereste a voi stessi. (Il Profeta Muhammad, Hadith)
Giainismo – Dovremmo trattare tutte le creature del mondo come vorremmo essere trattati noi stessi. (Mahavira, Sutrakritanga)
Giudaismo – Ciò è spiacevole a te, non farlo al tuo vicino. Questa è l’intera Torah; il resto è commento a questo. (Hillel, Talmud, Shabbat 31a)
Spiritualità dei Nativi d’America – Vivremo di più se ci occupiamo di tenere viva la Terra. (Capo Dan George)
Religione Sikh – Non sono estraneo per nessuno e nessuno è estraneo per me. In verità, sono amico di tutti. (Guru Granth Sahib, p.1299)
Taoismo – Considera i miglioramenti del tuo vicino come i tuoi stessi miglioramenti, e le sue perdite come le tue stesse perdite. (T’ai Shang Kan Ying P’ien, 213-218)
Unitarianesimo – Affermiamo e promuoviamo il rispetto per la rete interdipendente di tutta l’esistenza di cui noi facciamo parte. (Principio Unitariano)

Mazdeismo - Nessuno faccia ad un altro ciò che è dannoso per se stesso. (Shayast-na-Shayast 13.29)

giovedì 6 ottobre 2016

Prendersi Cura del Vuoto

Prima che incontrassi davvero il vuoto la mia idea di lui era mostruosa. Collegavo al vuoto qualcosa di spaventoso e mortifero che mi metteva angoscia e ansia di scappare via.
Ho letto tanti libri che parlavano di vuoto, ma la lezione principale l’ho imparata nella stanza di terapia, con i miei pazienti. Vedere la loro paura del vuoto, sentire che potevo accompagnarli a stare con quel senso di angoscia, con curiosità, ha permesso anche a me di scoprire che il mio vuoto, come per tutti, è in realtà una condizione necessaria e auspicabile per la spontaneità del vivere.
Mentre medito e faccio attenzione ai pensieri che nascono, alla loro impermanenza e inconsistenza, inevitabilmente incontro il vuoto, un vuoto fatto di spazio luminoso e illimitato. Unico luogo in cui tutto può nascere.  
Una mia cara paziente, appassionata pittrice, è sempre in preda all’ansia di capire e di trovare soluzioni alla sua sofferenza.  Non riesce più a concedersi il tempo per meditare e non si sente più in grado di dipingere, dando la colpa di questo ai pensieri che la travolgono. Le ho detto di non sedersi sul cuscino per ora, ma di prendere il pennello e dipingere, con l’attenzione concentrata solo sul movimento della sua mano, come se fosse una pratica. L’unico suo compito, in quei minuti è concentrarsi su quel movimento. Così si può incontrare il vuoto, e così si può fare spazio alla creatività. L’unico modo in cui può sabotarsi è dare un contenuto di significato a questa attività, riempire il vuoto di aspettativa.

Piano piano, senza fretta e con amorevolezza verso se stessi, osservarsi, osservare la vita che noi siamo, in movimento. Non possiamo non esserlo. Ci muoviamo anche quando siamo immobili, perché respiriamo. Quella è la vita. Meditare su questo, per quanto appaia semplice, è in realtà molto complicato, soprattutto per le persone ansiose o molto autocritiche. E allora la cosa più utile potrebbe essere di concentrarsi sul proprio corpo e su proprio respiro mentre fa qualcosa di abituale, e magari di piacevole. Comunque incontreremo il vuoto, ma magari è più facile che sia meno spaventoso. In realtà incontriamo spessissimo il vuoto, semplicemente non ce ne accorgiamo, e appena ne avvertiamo inconsapevolmente la presenza, immediatamente un pensiero occuperà tutto lo spazio, e poi tanti e tanti altri. Guardare con presenza noi stessi che stiamo nel vuoto è sempre parte del nostro “compito” evolutivo.