mercoledì 14 settembre 2016

ContempliamoMeditando


"L’irrequietezza moderna. - Avvicinandosi sempre di più a occidente, l’agitazione moderna si fa sempre più grande, sicché agli americani gli abitanti dell’Europa sembrano amanti della pace e della bella vita, mentre anch’essi ronzano e si agitano come uno sciame di api e vespe. Questa agitazione diventa così grande, che la cultura superiore non può più maturare i suoi frutti: è come se le stagioni si susseguissero troppo rapidamente. Per mancanza di calma la nostra civiltà sfocia in una nuova barbarie. Mai come oggi gli attivi, cioè gli irrequieti, hanno goduto di tanta considerazione. Perciò una delle necessarie correzioni da apportare al carattere dell’umanità è di rafforzare largamente l’elemento contemplativo. Certo ogni individuo, che nel cuore e nella mente sia calmo e costante, ha già il diritto di credere di possedere non solo un buon temperamento, ma una virtù di utilità generale, e di adempiere, preservando questa virtù, a un compito superiore."
Questo lo scriveva Nietzsche nel 1878...Non credo conoscesse quella che noi oggi chiamiamo meditazione, ma certamente conosceva la contemplazione.
Non sono tempi facili quelli di adesso per la contemplazione, ancor di più che ai tempi di Nietzsche.. e allora abbiamo bisogno di chiamarla meditazione, di strutturarla, di dare una direzione, di avere dei luoghi determinati dove praticarla..di avere qualcuno che ci guidi. Sembra triste, ma è proprio ciò che la nostra evoluzione ha determinato. Direi che è stata, soprattutto negli ultimi decenni, la strada che paradossalmente più facilmente, ha portato ad una maggiore attenzione e necessità di tornare alla contemplazione.
Sempre Nietzsche:
"Sono forse i vantaggi dei nostri tempi a portar con sé una diminuzione, e talora una sottovalutazione, della vita contemplativa. Ma bisogna pur ammettere che la nostra epoca è povera di grandi moralisti, che Pascal, Epitteto, Seneca, Plutarco oggi son poco letti, e che lavoro e solerzia - normalmente al seguito della grande dea salute - sembrano talora imperversare come una malattia. Poiché manca il tempo per pensare e la calma nel pensare, non si prendono più in considerazione quelle idee che esulano dalla norma: ci si limita a odiarle. Nell’enorme acceleramento della vita, occhio e spirito si abituano a vedere e a giudicare a metà o in modo errato, e ognuno assomiglia a quei viaggiatori che fan la conoscenza di un paese o di un popolo dal treno."
Il nostro compito evolutivo oggi sembra essere una contemplazione relazionale, diversa probabilmente da quella che auspicava Nietzsche, ma che comunque richiede un fermarsi e tornare a noi stessi.
E allora meditiamo con cura, per consentirci di tornare a contemplare ciò che ci circonda.. paesaggi, cose, esseri umani, l'altro vicino.. contempliamo noi in contemplazione dell'altro.


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